La terra dei fuochi come il Vajont di Francesca Pila

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   Zitto zitto miezo o mercato a cura di Francesca Pilla
La terra dei fuochi come il Vajont
  • Aversa, Giugliano, Nola, Marigliano, la provincia tra Napoli e Caserta, 50 chilometri di terreni avvelenati. E i morti, i troppi decessi oltre l’evidenza scientifica provano che qualcosa non va. Lo urlano le popolazioni, qualche medico onesto, lo scrivono e lo filmano alcuni giornalisti che sembrano caparbi e altrettanto inascoltati come le denunce, di Tina Merlin, sull’Unità prima del disastro del Vajont. La presidente della Camera Laura Boldrini sabato ha detto a Pollica, durante la commemorazione per il terzo anno dalla morte di Angelo Vassallo, che l’inquinamento a Nord di Napoli è “un fatto imperdonabile, una sorta di Cernobyl premeditata”: “Si tratta – ha detto – di un crimine contro quella popolazione i cui responsabili devono essere individuati. In Italia troppo spesso si è messo il segreto per nascondere situazioni che non erano proprio nell’interesse dei cittadini”. Lo stesso commissario alla bonifica Mario De Biase ammette che il percolato presente a Giugliano può scendere nella falda acquifera e che l’esposizione prolungata in queste zone abbia effettivamente ripercussioni devastanti sulle persone. Per questo i bambini, le madri, gli abitanti, i cittadini si ammalato e muoiono. Ma i comitati delle Terre dei fuochi, che ieri, domenica 15 settembre hanno organizzato un corteo funebre ad Aversa da mesi chiedono attenzione dal governo anche su un altra questione: “Ancora una volta ecco la realtà nuda e cruda. Immediata. Lampante. Disarmante e sempre uguale a se stessa – dicono – i roghi tossici continuano a bruciare. Senza vergogna. E nella più totale impunità. Se per il ministro Orlando sono stati arginati, allora davvero non osiamo immaginare cosa sarebbe accaduto in caso contrario durante questi mesi”. La paura dei cittadini delle provincie di Napoli e Caserta  non riguarda infatti solo la presenza ormai dichiarata e confermata di intere zone avvelenate dagli scarti speciali e pericolosi delle industrie settentrionali sotterrati illecitamente dalla camorra. Si tratta di 220 ettari di terra impossibili da bonificare dove sono presenti elementi cancerogeni volatili.
    terra
    Come si vede chiaramente dalla mappa i timori riguardano anche i numerosi “incendi” che quotidianamente (e soprattutto nel triangolo Giugliano-Villaricca-Qualiano) immettono nell’aria diossina a pcb. I dati sull’aumento non solo dei tumori (si arriva a punte del 47%) ma anche dell’autismo e dell’infertilità sono esaustivi. Non basta dunque per rassicurare le popolazioni la nascita dell’Osservatorio per la “terra dei fuochi”, costituito dai ministri De Girolamo, Lorenzin e Orlando. Ci vuole un passo in più. Un’operazione a tappeto di bonifica e controllo del territorio. E di sicuro non si può chiedere a queste terre di accogliere un altro inceneritore. Basta dare una lettura ai dati del dottor Marfella, vicepresidente dei medici per l’ambiente e oncologo del Pascale: “Acerra con i suoi volumi eccessivi (600mila tonnellate anno) brucia rifiuti urbani in perfetta media nazionale (italia = 100 kg /incenerito procapite/anno ; campania = 100 kg/incenerito procapite anno) e  il solo mostro di Acerra supera di un terzo la portata complessiva di tutti e 8 gli inceneritori toscani (dati ISPRA). L’inceneritore di Napoli est nasce proprio per “compensare” ASIA della truffa subita e mettere in ordine le casse del comune di Napoli con i CIP6 conseguenti, determinando , senza alcuno scrupolo, una concentrazione di impianti tossici in soli 9 km di raggio , la cui portata risulterebbe equivalente non all’inceneritore di Vienna , ma a tutti e nove gli inceneritori di tutta l’Austria”
    Tag: #terradeifuochi #registrotumori #patriciello #LuigiCostanzo #Marfella #triangolodellamorte #RoghiTossici 

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