Cinema inventato dai Lumiere? No, da un ortano
Filoteo Alberini ci arrivò per primo, ma il brevetto arrivò due anni dopo: troppo tardi...
Certo che nascere in Italia per uno che ha voglia di fare, che inventa, che crea, era ed è tuttora un brutto segno del destino. Questa è la storia di Filoteo Alberini, un figlio della Tuscia, che ebbe i natali a Orte nel 1865 e che sarebbe potuto passare alla storia come l’inventore del cinema e che invece, per colpa di una burocrazia ottusa e lenta (anche 150 anni fa…) ha dovuto cedere onori, gloria e tanti soldi ai fratelli Lumière.
Filoteo Alberini dietro la macchina da presa
Dunque, il giovane Alberini lavora a Firenze come impiegato tecnico dell’Istituto geografico militare. Ha 24 anni quando nel 1889 viene creato qualcosa capace di riprodurre immagini in movimento. Il merito è di Thomas Edison che brevetta due apparecchi: il primo, chiamato kinetografo, è una vera e propria cinepresa capace di scattare in rapida successione una serie di fotografie su una pellicola 35mm, mentre il secondo battezzato kinetoscopio è un proiettore che consente, a un solo spettatore per volta, di rivedere la successione – e quindi il movimento – delle immagini impresse sulla pellicola. Col kinetoscopio Edison gira il mondo, portandolo nelle fiere e in stanzoni appositi, dove chiunque può assistere al prodigio dell’ultima meraviglia della scienza pagando un biglietto.
Arriva pure a Firenze, il kinetoscopio, sotto i portici di quella che oggi si chiama piazza della Repubblica. Filoteo nel frattempo ha 28 anni e rimane incantato di fronte a quel prodigio e decide di lavorarci su. Ci perde il giorno e anche la notte per migliorare quello strumento, non sapendo che i fratelli Lumière a Parigi e i fratelli Skladanosky in Germania stavano facendo la stessa cosa. Alberini ci arriva per primo con quello che chiama kinetografo, una macchina capace non solo di imprimere su pellicola 1.000 fotogrammi al minuto (vale a dire 16 fotogrammi al secondo), ma di proiettare le riprese non solo per uno spettatore alla volta, ma contemporaneamente per un pubblico potenzialmente illimitato. E’ il 1894, un anno prima dell’invenzione di Louis e Auguste Lumière.
Il passo successivo è la presentazione del progetto per ottenere il brevetto, ma il ministero dell’Industria e del Commercio lo rilascia con quasi due anni di ritardo, precisamente alla fine del dicembre 1895, vale a dire appena qualche giorno dopo la presentazione, a Parigi, del cinematografo Lumière, l’invenzione destinata a strabiliare il mondo e a cambiare la storia. Il cinematografo Lumière non ha sostanzialmente nulla di diverso rispetto al kinetografo Alberini: entrambi imprimono alla velocità di 16 fotogrammi al secondo ed entrambi consentono la proiezione in contemporanea per un pubblico potenzialmente illimitato. L’unica differenza è che i Lumière ottengono subito il brevetto, rendendo completamente inutile l’invenzione di Alberini.
Seguono nello stesso anno il documentario Terremoto in Calabria e alcune comiche e, nel 1906, La malia dell’oro, Viaggio di una stella e Pierrot innamorato. Non pago di questi successi, Alberini continua i propri esperimenti, brevettando il cinesigrafo perfezionato (1910), un “cinematografo tascabile” (1911), un apparecchio per la ripresa panoramica (1914), che poi cede a una ditta americana, e un apparecchio a obiettivo generale. Nel 1935 porta a risultati notevoli gli studi sulla cinematografia stereoscopica.
Filoteo Alberini muore a Roma il 12 aprile 1937. E’ stato sicuramente uno dei padri del cinema, con fama, onori e ritorni economici ma gli manca la soddisfazione più grande. Perché oggi in tutto il mondo quando si dice cinema si pensa ai due fratelli francesi. Maledetta burocrazia…
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