LA FEDE TRA MITO, LEGGENDA E STORIA di Germano Vitali
CONCILI
Tutti i concili sono infallibili: è impossibile dubitarne, giacché essi sono composti di uomini. E’ impossibile che mai le passioni, gli intrighi, lo spirito litigioso, la gelosia, pregiudizi e ignoranza, possano insinuarsi in queste assemblee.
Ma perché, si chiederà allora, tanti concili sono stati gli uni contro gli altri? E’ per tenere allenata sempre la nostra fede: hanno avuto tutti ragione, ciascuno nel suo momento.
Oggi i cattolici romani prestano fede solo ai concili approvati dal Vaticano; i cattolici greci solo a quelli approvati a Costantinopoli; i protestanti non sanno che farsi degli uni e degli altri. Così tutti sono contenti.
Parleremo qui solo dei grandi concili: i piccoli non ne valgono la spesa.
Il primo fu quello di Nicea. Riunito nel 325 dell’èra volgare, dopo che Costantino ebbe scritto e inviato per mezzo di Ozio quella sua bella lettera al clero un po’ turbolento di Alessandria: “Voi fate gran liti su un argomento di ben poca importanza. Queste sottigliezze sono indegne di persone ragionevoli…”. Si trattava di sapere se Gesù era natura creata o increata. Questione che non riguardava affatto la morale, che è la cosa essenziale: che Gesù sia stato nel tempo o prima dei tempi, non conta nulla riguardo al dovere che abbiamo di essere buoni e onesti. Dopo molte baruffe, fu deciso infine che il Figlio era della stessa natura del padre, e consustanziale con lui. E’ una formula incomprensibile, ma appunto perciò più sublime. […]
Ma perché, si chiederà allora, tanti concili sono stati gli uni contro gli altri? E’ per tenere allenata sempre la nostra fede: hanno avuto tutti ragione, ciascuno nel suo momento.
Oggi i cattolici romani prestano fede solo ai concili approvati dal Vaticano; i cattolici greci solo a quelli approvati a Costantinopoli; i protestanti non sanno che farsi degli uni e degli altri. Così tutti sono contenti.
Parleremo qui solo dei grandi concili: i piccoli non ne valgono la spesa.
Il primo fu quello di Nicea. Riunito nel 325 dell’èra volgare, dopo che Costantino ebbe scritto e inviato per mezzo di Ozio quella sua bella lettera al clero un po’ turbolento di Alessandria: “Voi fate gran liti su un argomento di ben poca importanza. Queste sottigliezze sono indegne di persone ragionevoli…”. Si trattava di sapere se Gesù era natura creata o increata. Questione che non riguardava affatto la morale, che è la cosa essenziale: che Gesù sia stato nel tempo o prima dei tempi, non conta nulla riguardo al dovere che abbiamo di essere buoni e onesti. Dopo molte baruffe, fu deciso infine che il Figlio era della stessa natura del padre, e consustanziale con lui. E’ una formula incomprensibile, ma appunto perciò più sublime. […]
Troviamo nel supplemento del concilio di Nicea che quei Padri, essendo molto imbarazzati a distinguere quali erano i libri crifi eapocrifi dell’Antico e del Nuovo Testamento, li misero tutti alla rinfusa su un altare; e quelli non autentici caddero per terra. E’ un peccato che il segreto di questa bella ricetta sia oggi perduto.
Questo concilio fu convocato da Costantino il Barbuto, come tutti gli altri già convocati dagli imperatori precedenti. I legati del vescovo di Roma vi tennero la sinistra, i patriarchi di Costantinopoli e di Antiochia ebbero la destra. Non so se i caudatari a Roma pretendono che la sinistra sia il posto d’onore; ma checché ne sia, Gesù in quell’assemblea ottenne le sue due volontà.
La legge mosaica aveva proibito le immagini: i pittori e gli scultori non avevano mai fatto affari presso gli Ebrei. Non si vede che Gesù abbia mai avuto quadri, eccetto forse il ritratto di Maria dipinto da Luca; e infine egli non raccomanda mai nei vangeli di adorare delle immagini. I Cristiani tuttavia si misero ad adorarne verso la fine del IV secolo, quando ebbero familiarizzato con le arti belle. L’abuso giunse a tal punto nell’VIII secolo che Costantino Copronimo riunì a Costantinopoli un concilio di trecentoventi vescovi, il quale anatemizzò il culto delle immagini, chiamandolo idolatria.
L’imperatrice Irene tuttavia (quella stessa che farà poi cavare gli occhi a suo figlio) convocò nel 787 il secondo concilio di Nicea, e l’adorazione delle immagini fu riammessa. […]
Nel 1431, gran concilio a Basilea, non riconosciuto a Roma perché vi si depose Papa Eugenio IV, il quale non si lasciò deporre per niente.
Infine abbiamo il gran Concilio di Trento, il quale non fu accettato in Francia in materia di disciplina; ma che fissò dei dogmi incontestabili, visto che lo Spirito Santo arrivava da Roma a Trento tutte le settimane per valigia diplomatica, a quanto dice fra Paolo Sarpi. Ma quel Sarpi sapeva un po’ di eretico.
Concili, Dizionario filosofico. Voltaire, Parigi 1694 – 1778
Estratto da: LA FEDE TRA MITO, LEGGENDA E STORIA
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