LA TERRA DEI FUOCHI PURTROPPO ESISTE ED UCCIDE ANCHE OGGI

COSA SIGNIFICA AFFERMARE CHE IL 3% DEI TERRITORI AGRICOLI ESAMINATI SOLTANTO E' INQUINATO?

La intera Regione Campania è di 13.595 kmq. Posto che il rapporto di conversione kmq/ettaro e' 0,01 ha/kmq vuol dire quindi circa 1.359.500 ettari di territorio regionale complessivi. Di questi il territorio produttivo agroalimentare è pari a circa 136.872 ettari, cioè non piu' del dieci per cento dell'intero territorio regionale complessivo. Di questo dieci per cento sono stati esaminati circa 55mila ettari di terreno agricolo, cioe' quindi circa il 37 % del 10 % dell'intero territorio regionale.
I dati presentati attestano quindi che , nel territorio (agricolo) più controllato di Italia, e di questo ne siamo certi grazie all'ottimo lavoro di “Campania Trasparente”, risulta certamente inquinato non più del 3% del 37% di territorio agricolo esaminato pari comunque a non più del 10 % complessivo dell'intero territorio regionale.
Ma il restante 90 % di territorio regionale, che comprende anche gli oltre 2500 siti di discariche abusive censite, come sta?

1)  Terra dei fuochi” non è un luogo, quindi è un errore scientifico e metodologico uniformarlo a luogo in linea con una legge (che ha invece il senso e lo scopo di dare indirizzi di tipo gestionale/amministrativo), ma è un fenomeno : quello dello scorretto smaltimento di non meno di seimila tonnellate al giorno solo in Campania di rifiuti speciali industriali e tossici prodotti in regime di evasione fiscale e quindi ogni giorno da smaltire illegalmente cui si sommano oltre 22 mila tonnellate al giorno di rifiuti speciali, industriali e tossici legali ma che sono del tutto privi, da oltre trenta anni in regione Campania, di un qualsivoglia tipo di impianto a norma per il corretto smaltimento intraregionale di questa categoria di rifiuti come declarato da Ispra (18 luglio 2017);
2) sia nella Relazione Romano che da parte di Istituto Superiore di Sanita’ (Progetto Sentieri) che da parte di Asl Na2 nord da tempo , sia pure con percentuali e modalità differenti da ISS a Asl na2 nord a dati su tumori infantili appare chiarissimo e viene declarato, (oltre al gravissimo incremento di mortalità già noto da anni e dovuto anche ad una cattiva gestione dell’accesso alle cure in Campania), anche un incremento della incidenza tumorale nei periodi di tempo e per le specifiche zone considerate, impropriamente oggi note sotto il termine generico “Terra dei fuochi”. In particolare vengono rilevati eccessi di tipologie di cancro perfettamente interpretabili, da un punto di vista etio patogenetico, quasi come patologia da esposizione professionale come per esempio gli eccessi di incidenza di cancro della vescica, da anni direttamente correlabile alla esposizione ad esempio ad agenti tossici come il tricloro ed il tetracloroetilene, presente in tutti i pozzi analizzati e sequestrati dal vesuviano sino a Villa Literno e specifico indicatore di smaltimento illegale di prodotti chimici derivanti dall’industria manifatturiera “a nero” di scarpe, borse e vestiti; 


3) la regione Campania (e lo Stato Italiano!) mostra ancora un gravissimo ritardo, ultradecennale, nel corretto smaltimento e monitoraggio (del tutto privo di tracciabilità!) dei rifiuti speciali, industriali e tossici , certificati dalla Magistratura nei nostri territori smaltiti (sia regionali che extraregionali) per quote superiori ad oltre undici milioni di tonnellate ed i cui flussi oggi, sempre senza tracciabilità alcuna, sono incrementati di oltre 5 volte rispetto agli anni degli accertati sversamenti (1993);
4) sia nella relazione Romano che nei report di Campania Trasparente, non appaiono ancora dati completi ed esaustivi della situazione delle acque, non solo dei terreni agricoli esaminati dal momento che la caratteristica peculiare degli sversamenti illeciti in Campania in quegli anni, non è stato lo sversamento superficiale ma quello profondo, con ovvio inquinamento, piu’ o meno grave in funzione del prodotto chimico sversato, delle falde acquifere più che dei terreni superficiali su cui per questo vengono coltivati da decenni prodotti agricoli in grado di crescere perfettamente “puliti” come i pomodori, ma coltivati di fatto quindi (sia pure solo per piccolissime quote di territorio agricolo!) su ignoti terreni di copertura di discariche non a norma di rifiuti speciali, industriali e tossici come per esempio ad Ercolano. Riportare solo metalli pesanti e non inquinanti noti e pericolosi come tricloro e tetracloroetilene, diossine e pcb, PBDE e ritardanti di fiamma, pesticidi e persino il DDT che risulta ancora inquinare oggi, come da precedenti report anche di ARPAC, significa negare la logica ed ovvia considerazione che tutto quello che si sversa, ed è ancora tantissimo ogni giorno, sia nell’aria che nei terreni finisce sempre e comunque, nel tempo, nelle acque. Sin dal 2012, ad esempio, ci sono e sono stati pagati molti milioni di euro i dati APAT ISPRA sulle acque della Campania che per i solo pcb (policlorobifenili) , oggi declarati cancerogeni (IARC 2013) hanno certificato una situazione di gravissimo inquinamento delle acque in particolare dei Regi Lagni che attraversano tutta la zona oggi indicata impropriamente come “Terra dei Fuochi” oltre che zone come quelle del fiume Sarno;
5) fare centro sul terreno inquinato in profondità e non in superficie, come riportato nel report Romano, porta a non mostrare incremento di casi di cancro rispetto ai centri storici cosiddetti deprivati, ma dal momento che la caratteristica dei terreni tombati e' quella di essere stati inquinati in profondità e non in superficie rende ovvio e banale il reperto dei prodotti agricoli “puliti” in superficie e non aiuta a comprendere il danno alla salute pubblica che puo’ intervenire a distanza (magari proprio nei centri storici comparati) per i movimenti in profondità delle falde acquifere. Andavano seguite le acque ed i pozzi sequestrati e non i terreni per procedere a correlazioni. Facendo centro infatti su discariche non a norma ma superficiali, sin dal 2007, con lo studio cosiddetto Bertolaso, ISS ha trovato e certificato correlazioni tra rischio tumori e rifiuti che oggi sembrano, ad occhi inesperti, sparire;
6) Sia la relazione Romano che il report Campania trasparente, infatti, tengono in scarso o nessun conto i lavori già da tempo pubblicati dell’istituto Superiore di Sanità e quanto oggi è in corso di elaborazione specie sulle acque grazie al protocollo di intesa che , a nostro parere molto opportunamente, la Procura di Napoli nord ha sottoscritto con l’Istituto Superiore di Sanità e non con gli incaricati delle Epidemiologia regionale, a nostro parere gravati da un eccessivo carico di conflitti di interesse con il “datore di lavoro” regionale onde evitare di fare scelte “discutibili” scientificamente come il fare centro su terreni caratterizzati da inquinamento profondo e non di superficie come non ci risulta infatti essere stato fatto dall’Istituto Superiore di Sanità.

In conclusione non si può e non si deve confondere il fenomeno “Terra dei fuochi” e la salute dei cittadini campani con la salute dei pomodori campani , dei prodotti agroalimentari e dei terreni agricoli come invece è stato fatto contro i cittadini e le aziende agroalimentari campane da turpi speculazioni economiche, non certo mai da noi.
Con troppo palese artificio si sta però cercando adesso di fare l’inverso per confondere “con metodo scientifico” non con la Scienza (che è altra cosa) la giusta rabbia dei cittadini nei confronti di una politica che ancora oggi , a danno alla salute pubblica evidente non piu’ negabile, continua a cercare di non assumersi le proprie ineludibili responsabilità gestionali ( assenza di tracciabilità alcuna dei rifiuti industriali, assenza totale di impianti a norma per il corretto smaltimento dei rifiuti speciali, industriali e tossici e non solo urbani, dati epidemiologici trasparenti, discussi in pubblico ed in tempi non da era geologica , monitoraggio aria e acque in tempo reale e decente, ecc ecc) .
Appare purtroppo evidente che i dati specie sulle acque non hanno la medesima “accelerazione scientifica” dei dati sui terreni come invece innanzitutto le Procure chiedono.
E’ certo la somma dei determinanti dell’inquinamento che genera il totale del danno alla salute pubblica e su questo concordiamo tutti.
Certamente i roghi tossici non sono la sola e in molti territori neanche la principale fonte di danno alla salute (esempio: Casalnuovo ed aereoporto di Capodichino).
Certamente oggi sappiamo, ma lo sapevamo da tempo, che chi ha tombato in profondità non ha pagato milioni di euro di scavatrici per fare danno alla coltivazione in superficie di pomodori: anzi, ha tombato in profondità pagando alti costi proprio per potere coltivare prodotti agroalimentari “puliti” in superficie.
Per comprendere tale consapevole azione criminale basta semplicemente ricordare le battute intercettate tra gli ecocamorristi : “che ce ne importa? Noi beviamo acqua minerale!” hanno sempre dichiarato.
Ricordiamo anche le dichiarazioni del Magistrato Cristina Ribera che in un convegno ricordava di avere intercettato un ecocamorrista che avvisava la moglie di avere preparato per cena una meravigliosa insalata con i pomodori appena colti dal campo dove aveva sversato rifiuti tossici in profondità. I camorristi ed i loro consulenti agronomi sapevano bene quali matrici biologiche sarebbero state danneggiate e quali no: certamente non i pomodori!
Alcuni giorni orsono, pochi giorni dopo la relazione Romano, Il Sole 24 Ore ha redatto la relazione sulla “Qualita’ di vita” di tutte le Province Italiane (110) stilata su ben 42 parametri di carattere prevalentemente socio-economico.
Due tipi di analisi profondamente differenti ed apparentemente non correlabili.
Ebbene, studiando i dati per relazionare e diffondere correttamente il contenuto della relazione del Senato, non abbiamo potuto evitare di notare come la classifica redatta dal Registro Tumori Infantili della Campania coincida in maniera veramente impressionante con la classifica redatta dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita delle Province Campane.
Innanzitutto, è vero che la Campania (ma non tutte le province) non superano la media di incidenza di tumori infantili (da 0 a 14 anni espressa in numero di casi per milione di abitanti complessivo) al punto tale da avere provocato in molti ipocriti “negazionisti” l’immediato urlo che “Terra dei Fuochi” non esiste e che era tutto una bufala, ma il dato di per se non è affatto rassicurante non solo per la Campania, ma innanzitutto per l’intera Italia.
Pediatrics sin dal 2016 aveva già pubblicato ufficialmente (e correttamente per un arco temporale di circa 50 anni) i medesimi dati riguardanti una nazione non certo povera come gli USA e sia per gli Usa che per l’intera Europa la media di riferimento per i nuovi casi incidenti di cancro infantile non supera i 140 casi per milione di abitanti, rispetto ai ben 175 dell’Italia e ai 164 della Campania, per cui il dato ufficialmente attesta che la Campania mostra una media di casi incidente ben maggiore di quella di USA ed Europa intera.
Come ben si evince dai dati USA l’andamento temporale che va riportato mostra una crescita costante e purtroppo sostanzialmente inevitabile legata al cosiddetto “progresso” che comporta sin da prima del concepimento un danno alla salute del nostro apparato riproduttivo e quindi anche del prodotto del concepimento sino alla violentissima riduzione della natalità che purtroppo, ed anche in Campania, non appare certo legata solo a problemi socio-economici ma anche sanitari (incremento della infertilità)
Va infatti considerato, sia nella lettura dei dati USA che dei dati campani e italiani, che negli anni settanta la popolazione di riferimento infantile (anni da 0 a 14) risultava essere circa il 25 % della totale di riferimento. Oggi non supera il 13 % (allegato 4) per il progressivo e apparentemente inarrestabile calo della fertilita’ di certo anche per problemi di inquinamento ambientale, specie per i maschi.
Il dato di incidenza pur disponibile per gli anni al 1993 mostra che il trend di crescita , parallelo a quello di tutti gli stati industrializzati come gli USA, in Italia ma ancor piu’ in Campania ha seguito un trend di crescita particolarmente accelerato, passando da “soli” 139 casi incidenti nel 1993 in Italia (quindi di fatto eguale al dato di oggi degli USA!) e soltanto un misero 108 per la intera regione Campania , oggi arrivata come media complessiva a 164.
Cio’ che più colpisce pero’, e che segnaliamo pertanto alla vostra attenzione , è la perfetta sovrapposizione per provincia dei dati di incidenza del cancro infantile in Campania (2008 – 2012) con la classifica (socio- economica!) della qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore per il 2017.
La ultima Provincia italiana per qualità di vita è Caserta (110esima su 110 province italiane) . Caserta è anche la piu’ pesantemente colpita dai dati di incidenza di cancro infantile (179 vs 175 Italia, 164 Campania, 140 USA e Europa!) .
A seguire Avellino (169 casi) , Napoli (165) , Salerno (153) e buon ultima Benevento (128 casi , meno ancora oggi di quanto registrano USA ed Europa) .
La provincia di Benevento quindi, pur la piu’ povera della regione Campania per PIL po capite, è comunque la provincia campana che meglio si classifica nel report sulla qualità di vita (95’ posto) .
La provincia più povera, Benevento, e’ anche quella dove continuiamo a registrare un minore numero di casi incidenti di cancro infantile in Campania.
Quindi , non sembra certo la povertà di per se’ ne’ il solo cattivo accesso alle cure di per sè a determinare una evidente crescita di incidenza del cancro infantile nella regione Campania, ma la qualità della vita complessiva: ambiente degradato, lavoro scarso “ a nero” o in regime di schiavitu’, assenza di servizi sociali e cultura, assenza di un valido e rapido accesso alle cure, ecc. ecc.
Non ci rallegra sapere di avere meno cancro infantile della media italiana laddove dobbiamo registrare specie al nord (Modena, Umbria, Reggio Emilia) la presenza di registri tumori infantili che certificano più di 200 casi incidenti per milione di abitanti rispetto ad una media USA ed UE di 140.
Siamo la Nazione con il peggiore controllo delle attività industriali e dei rifiuti industriali e tossici e la peggiore qualita’ di vita complessiva per i nostri bambini.
I cittadini di “Terra dei Fuochi”, informati da noi, sono stati solo i primi ad accorgersene ed a ribellarsi: la loro ribellione alla economia malata che distrugge l’ambiente ha ispirato pure Papa Francesco nella stesura della “Laudato Si”.
Non perdiamo altro tempo a discutere sui dati sanitari. Ormai sono chiarissimi e per niente esaltanti come hanno urlato in tanti, volutamente ciechi per necessaria convenienza.
Terra dei Fuochi esiste eccome. Non è solo in Campania ma è tutta Italia come ha dichiarato pochi giorni fa il Procuratore Generale di Brescia “la Prima Terra dei Fuochi siamo noi!”.
Il Vescovo di Acerra Mons Antonio di Donna ha dichiarato : “Terra dei fuochi non è un luogo ma è un fenomeno!” : è cioè la pessima qualità di vita complessiva di chi vive nei luoghi dove regna il lavoro nero, una industria fuori controllo che smaltisce rifiuti tossici prodotti in regime di evasione fiscale , e dove esiste pure un pessimo accesso alle cure per corruzione e malasanità.
La povertà di per se’ non è una malattia. La vecchiaia di per sé anche non è sinonimo di cancro. Entrambe lo diventano quando la qualità di vita complessiva ci porta ad avere un Ambiente (di vita e di lavoro) gravemente degradato ed malato e, inevitabilmente, noi con lui.
In maniera evidente, le affermazioni del Vescovo Di Donna sembrano le piu’ vicine alla Verità in Terra dei Fuochi, ma appaiono di assoluto e incontestabile valore scientifico alla luce dei dati surriportati anche per la salute dei nostri bambini.
Queste sono soltanto alcune delle considerazioni scientifiche che ci impongono eticamente di contrastare la vera bufala e fake news apparsa in questi giorni: poiché le pummarole sono sane, Terra dei Fuochi non esiste!
Che lo dicano i politici (ir) responsabili fa parte del loro obbligato gioco di “scaricabarile”.
Che lo ripetano eminenti e stimati scienziati rinforza solo la ovvia considerazione che “la Scienza è neutra, ma gli Scienziati non lo sono mai”.
Noi siamo anche Scienziati ma siamo soprattutto Medici, cioè dalla parte dei cittadini/pazienti. Siamo noi stessi cittadini di questi territori e abbiamo tutte le necessarie competenze per non essere presi in giro “scientificamente”.
Ci fa molto piacere che gli scienziati di IZS e le aziende agroalimentari campane abbiamo con orgoglio rivendicato davanti al mondo la loro qualità ed estraneità al danno alla salute dei cittadini campani da tale disastro ambientale che continua , purtroppo ancora non efficacemente contrastato, ogni giorno.
Siamo profondamente grati ai colleghi di IZS per il loro lavoro di scienziati ma li invitiamo a non promulgare messaggi non scientifici ma “politici”.
A noi Medici dell’Ambiente e a tutti i cittadini campani che soffrono per tale disastro ambientale ancora in atto interessa non perdere altro tempo, e non certo sapere chi è piu’ Scienziato, ma solo sapere da che parte sta, come ci ha insegnato Don Peppe Diana.
E noi Medici dell’Ambiente di Napoli, in Scienza e Coscienza, e solo per amore del nostro popolo, non per “soldini” di progettini o per carriera , non taceremo di certo, come abbiamo fatto con indubbia efficacia ed assoluto rigore scientifico negli ultimi dieci anni.
Napoli 12 dicembre 2017
ISDE MEDICI AMBIENTE SEZIONE PROVINCIA DI NAPOLI
Dr Antonio Marfella, Dr Luigi Costanzo, Dr Gennaro Esposito,
Dr Luigi Montano, Dr Filomeno Caruso, Dr Vincenzo Scola, 

Prof. Antonio Giordano
Fonte:  https://www.facebook.com/antonio.marfella.3/posts/10212278395529663
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