AGRICOLTURA SINERGICA
L'agricoltura sinergica è un metodo di coltivazione che nasce dagli studi di Emilia Hazelip (Barcellona, 1938 - 1 febbraio 2003), agronoma e naturalista spagnola trasferitasi in Provenza nei primi anni '60 (in una località arroccata sulle Alpi Marittime che sovrastano Cagnes-sur-Mer). Traendo ispirazione dal lavoro del microbiologo giapponese Masanobu Fukuoka (1913-2008) ed in particolare dopo aver letto il suo libro, La rivoluzione del filo di paglia, nel 1977, riuscì a trasformare gli insegnamenti di Fukuoka, adattandoli alla cultura ed alle condizioni climatiche occidentali.
Emilia concentrò la sua attenzione sull'ecosistema orto, mondo ricco di biodiversità in cui convivono in equilibrio, ortaggi, verdure erbe aromatiche, piante da siepe ed ornamentali, fiori, microorganismi del suolo, funghi micorrizici, insetti in tutti i loro stadi di sviluppo, avifauna e fauna locale. Per questo motivo si suole parlare di giardino sinergico.
Dove per sinergia si intende l'azione simultanea di elementi combinati, in cui le diverse componenti interagiscono per realizzare una funzione comune, il cui effetto finale risulta essere superiore alla somma di tutti i singoli elementi compresi.
Questo metodo di agricoltura viene anche definito olistico poiché considera e valorizza interazioni complesse che connettono tutti gli organismi presenti nell'Ecosistema.
E questo legame di reciproca interdipendenza avviene su tutto l'arco della piramide alimentare che collega il macrocosmo degli organismi superiori (tra cui anche l'uomo) con il microcosmo dei microrganismi unicellulari che popolano il suolo e proliferano vicino alle radici delle piante che li nutrono attraverso la produzione di specifici essudati radicali.
È quindi un approccio sinergico ed olistico multidimensionale e multifunzionale complesso che si presenta invece nella pratica in maniera semplice così come il pianeta disvela con semplicità l'autofertilità del suo suolo agli occhi del contadino attento e sensibile.
Ed alla base della piramide Alimentare c'è la Pianta, il piccolo Alchimista, il Trasformatore attraverso cui l'emanazione di Dio trasmuta in Vita sulla Terra. Una Pianta è composta, infatti per il 75% di acqua: del 25% di materia secca che rimane, il 20% è costituito di composti del carbonio (sintetizzati con l'aiuto della luce del Sole) e gas, solo il 5% della massa totale della composizione viene dal suolo, e di questo 5% il 2,5% è azoto. Questo elemento può essere liberamente ottenuto dall'atmosfera in un modo continuo e simbiotico, associando la coltura desiderata con piante che fissano l'azoto atmosferico; il 2,5% che rimane è composto di minerali (provenienti dal substrato di roccia e presenti in forma solubile) che le piante prendono dal suolo. Il nostro Pianeta è una massa di minerali coperto da uno strato finissimo di suolo, costituito dai residui vivi e morti di piante, animali (microscopici e macroscopici) e funghi. Prima che avremo usato tutti i minerali a nostra disposizione, si sarà esaurito il processo di combustione del Sole.
Inoltre le piante sia sulla Terra che nell'acqua, essendo alla base della piramide energetica e sostenendo quasi tutte le altre forme di vita, sono perfettamente in grado di mantenere e sostenere la materia organica e le comunità di vita del suolo e quindi il suolo stesso.
Negli ultimi cinquant'anni, diversi ricercatori si sono imbattuti per caso o per scelta nello studio della complessità delle interazioni che intercorrono tra gli esseri viventi che popolano il suolo e più in generale il Pianeta.
Si pensi che in un singolo cucchiaino di buona terra possono abitare fino a 600 milioni di microorganismi appartenenti ad un milione di specie differenti. In una manciata di buona terra ci sono più forme di vita di quante persone esistano sulla faccia del pianeta.
La mole di tale complessità induce oltre che ad un reverenziale rispetto anche ad una certa cautela, consapevoli di essere pionieri nella comprensione profonda dei reali meccanismi su cui l'equilibrio della vita presente sul Pianeta si basa.
Tuttavia gli studi trentennali ed i modelli di funzionamento del suolo elaborati da alcuni ricercatori, come il microbiologo australiano Alan M. Smith (ciclo dell'etilene e dell'ossigeno) o dalla dottoressa Elaine Ingham professore associato dell'Oregon State University (studio sulla biomassa e l'attività correlata dei microorganismi del suolo) ci informano già di quanto piante, suolo e microorganismi siano parte di un insieme unico, indivisibile, come un grande organismo che sostiene la vita sul Pianeta. E come in questo unico organismo giochi un ruolo importantissimo la Biodiversità: le piante con i loro essudati radicali nutrono proprio quei microorganismi propizi alla loro stessa salute, e bisogna avere un sacco di "piatti differenti, per differenti tipi di batteri e funghi. Qualcuno sarà sempre attivo, qualcuno sarà sempre pronto ad arraffare questi nutrimenti quando gli passano vicino. Si creerà quindi una rete nel terreno che aspetterà il passaggio dei nutrienti attraverso il suolo". (E. Ingham).
È grazie al generoso lavoro di questi studiosi, che nei corsi di agricoltura sinergica sono illustrati in modo dettagliato, che oggi si può affermare con certezza che le interazioni microbiche nel suolo giocano un ruolo chiave nel controllo biologico delle patologie delle piante, nel turn over della materia organica, nella mobilitazione dell'ossigeno e nel riciclo delle sostanze nutritive essenziali alle piante in forma solubile.
In natura i suoli incolti lasciati a se stessi tendono ad aumentare in modo prodigioso la loro fertilità volgendo ad un equilibrio via via sempre più complesso e ricco di vita. In natura quindi il bilancio energetico è positivo ed il pianeta si è evoluto per sostenere la vita. In natura il terreno non viene mai rivoltato (arato) e rimane sempre coperto di pacciamatura verde o di fogliame secco in decomposizione.
Il contadino osservatore ed in sintonia con il pianeta emula le strategie che sostengono il bilancio energetico positivo proprio dei suoli incolti, imparando dal pianeta stesso ed in questo modo ottiene degli splendidi ortaggi, un meraviglioso giardino che migliora di anno in anno senza bisogno di apporti di nessun fertilizzante o diserbante o pesticida: in quanto l'equilibrio dell'ecosistema orto rispettato manterrà in salute ed arricchirà sia le piante che il terreno e più in generale il pianeta stesso.
Questo contadino oltre a poter contare su succulenti e gustosissimi ortaggi, si troverà a lavorare in uno splendido giardino in sintonia con le leggi che governano il pianeta e quindi in sintonia con se stesso, traendo un elevato nutrimento esserico.
Emilia Hazelip sulla base di tutte queste considerazioni ha elaborato un metodo pratico di coltivazione rispettoso della natura ed alternativo ai metodi tradizionali che invece hanno un impatto devastante sul suolo e non tengono conto in alcun modo delle ricerche eco-ambientali e podologiche del secolo scorso...
Nel suo metodo:
- il terreno non viene concimato né arato (tranne che all'impianto dell'orto);
- all'impianto dell'orto vengono previste delle aiuole coltivabili perenni (detti bancali) e non calpestabili e delle zone di camminamento calpestabili;
- su queste aiuole viene effettuata una pacciamatura con paglia e residui vegetali ottenuti dalla triturazione di tutto ciò che non si usa del raccolto (la pianta produce molta più materia organica di quanta noi ne adoperiamo);
- gli apparati radicali non vanno mai estirpati (a parte le cipolle ed altri tuberi commestibili) in quanto apportano materia organica, attirano organismi viventi microscopici e macroscopici, scavano il terreno e lo lavorano mantenendolo soffice;
- sul bancale si consociano famiglie e specie vegetali differenti in rapporto alle relazioni benefiche tra esse (esistono molti studi in proposito);
- su ogni aiuola devono essere presenti piante della famiglia delle leguminose, che sono azotofissatrici (dell'azoto atmosferico), piante della famiglia delle liliaceae e piante aromatiche e fiori che emettono sostanze repellenti nei confronti di alcuni insetti dannosi;
- le piante si consociano anche in funzione di un'ottimizzazione della copertura aerea e radicale fitta e costante, quindi piante a sviluppo aere alto con piante a sviluppo aereo basso, piante con radici che vanno in profondità ed altre con radici meno profonde, piante a ciclo breve, con piante a ciclo lungo, con piante perenni ecc.;
- i bancali saranno forniti alla messa in opera dell'orto di un impianto di irrigazione goccia a goccia e di un sistema di tutori per le piante rampicanti o bisognose di sostegno (fagioli, cetrioli, pomodori ecc.), i tutori meglio se permanenti, per non smuovere più il terreno, con tondini di ferro ricurvi (altrimenti cannicciato e bambù).
di Leano Ruscetta
Link per leggere il libro https://bit.ly/3s0lsqJ
"La rivoluzione del filo di paglia"
Estratto dal sito:
Commenti
Posta un commento