CHI SRADICA RAGIONI E CHI SEMINA ODIO di Pino Aprrile
E poi?
Il sentire profondo della gente si ribellerà: coooosa? Vuoi uccidere gli ulivi, sradicarli? Ma ti ha dato di volta il cervello? E se questo sentire è sorretto da una logica che non convince (coooosa? Dici che si devono ammazzare gli ulivi sani, solo se entro cento metri ce n'è uno con la Xylella, pur sapendo che non è dimostrato che la Xylella uccida gli ulivi e, anzi, la ricerca condotta in California mostra che l'ulivo uccide la Xylella?), beh, allora aspettati che persone che non sono pecore facciano qualcosa, cerchino di discutere, di presentare le loro ragioni, capire e far capire, cercare, insomma, una via, una soluzione che non sia distruggere, ma sanare se c'è da sanare; e se no recuperare quei comportamenti, in agricoltura, che non davano spazio alla Xylella (se pure c'entra davvero).E poi?
Se questo dialogo non sorge, anzi, viene rigettato, ignorato e si tenta di soffocarlo con norme che radicalizzano il confronto, riducendolo a “o così o contro”, allora, chi non ci sta a farsi mettere a cuccia, comincerà a protestare. Diciamo che “grida”. E comunque, “contro” questo e “per” la decenza.E poi?
Le autorità agiranno come chi è in colpa: con violenza e di nascosto. Si muoveranno di notte, come i ladri, e senza preavviso, per andare ad abbattere ulivi, in modo da non farsi ostacolare da chi, avendo saputo, vorrà evitare lo scempio.E poi?
Chi si vede “aggirato” e non ascoltato, qualunque sia la portata dei suoi argomenti, comincerà a scendere in strada, a fare manifestazioni, a bloccare le strade, e se non basta, i treni.E poi?
Quelli, “il potere”, cominceranno a schedarli, a far capire a chi protesta che è “attenzionato” (ma davvero hanno detto a una mamma che è andata a Torchiarolo con i figli piccoli: “Le manderemo a casa gli assistenti sociali, perché porta i bambini alla manifestazione”? Diamo per scontato che non sia vero, non è questo il punto. Il punto è che lo si ritiene credibile. Il che è forse persino peggio, perché segna un crollo di fiducia, di appartenenza, un distacco fra “loro e noi”, dove loro sono quelli a cui dovremmo rivolgerci per essere protetti, difesi; quelli a cui affidare le nostre buone ragioni, per vederle riconosciute.E poi?
E poi, chi non si piega all'imposizione, si vedrà criminalizzato per aver bloccato una strada, una linea ferroviaria, per schiamazzi, per adunanza non autorizzata o, avendo voluto fare contro-analisi, per violazione delle norme che affidano a un solo centro analisi il monopolio della ricerca della Xylella; eppure, il diritto al dubbio e alla controprova è il primo elemento della democrazia: solo le dittature impongono la loro risposta come l'unica accettabile e l'unica legalmente ammissibile, il che rende tutte le altre illegali e chi le cercasse, un criminale.
Quindi, l'ottusità della conduzione di questa faccenda sta creando le circostanze per qualcosa di molto, molto brutto. La tenacia di questo comportamento, ai “soliti complottisti”, suggerirebbe una dimensione degli interessi in gioco e delle compromissioni possibili, di pari o maggiore portata.
Non ci credo; e non voglio crederci sino a che questo non sarà provato, se mai potesse esserlo, dalle inchieste in corso della magistratura. Per quel che mi riguarda, temo che la cosa sia molto più terra-terra: imboccata una via, non importa quale, non la si vuole abbandonare, per non ammettere che non era la migliore. E questo testimonia della modestia dei caratteri che giocano questa partita: solo i grandi non si sentono diminuiti dall'ammissione di aver sbagliato.
Tutti hanno diritto a difendere le proprie scelte, ma solo gli imbecilli possono pretendere di azzeccarle tutte. Siamo fallibili e possiamo solo essere maggiormente apprezzati se abbiamo l'onestà di dire: «Credevo di fare la cosa giusta. Ma pare che non sia questa».
Non ci credo; e non voglio crederci sino a che questo non sarà provato, se mai potesse esserlo, dalle inchieste in corso della magistratura. Per quel che mi riguarda, temo che la cosa sia molto più terra-terra: imboccata una via, non importa quale, non la si vuole abbandonare, per non ammettere che non era la migliore. E questo testimonia della modestia dei caratteri che giocano questa partita: solo i grandi non si sentono diminuiti dall'ammissione di aver sbagliato.
Tutti hanno diritto a difendere le proprie scelte, ma solo gli imbecilli possono pretendere di azzeccarle tutte. Siamo fallibili e possiamo solo essere maggiormente apprezzati se abbiamo l'onestà di dire: «Credevo di fare la cosa giusta. Ma pare che non sia questa».
E poi?
Se davvero credete che criminalizzare il movimento per la salvezza degli ulivi sia il modo di fermarlo, state peggiorando l'errore. Più andrete avanti su questa strada, più forti si faranno i dubbi, i sospetti. Ripeto: non importa che siano veri, basta che si cominci a crederli verosimili. Per esempio: sono stati abbattuti circa 900 patriarchi vegetali, a Torchiarlo, per 7, sette!, avete letto bene, e anzi lo sapete già: 7, sette; cazzo: 7!!!, alberi che avevano la Xylella (così ci hanno detto, ma noi che ne sappiamo, mica abbiamo poteri e possibilità di controllo; per quello ci vuole la democrazia).
È stato detto che una decina di anni fa, si era chiesto il permesso di abbatterlo quell'uliveto, per farci altro. Permesso negato. Ora, non solo lo si è abbattuto, ma anche a spese altrui. Serve sapere se sia vero o no? Certo sarebbe meglio saperlo, ma posso dire che cambierebbe poco apprendere che si tratta di dubbi ingiusti e infondati? Quando si viene esclusi dalla possibilità di partecipazione e controllo, il sospetto diventa la spiegazione e poco conta che sia giustificato o no.
Quindi, sul terreno “liberato” da quei 900 ulivi, qualunque cosa venga piantata al loro posto sarà odiata, sarà il male e maledetta. Qualunque cosa vi fosse seminata, che non fosse ulivo, sarebbe semina di odio. Una cosa sommamente ingiusta, in assenza di qualsiasi riscontro oggettivo di malafede. Ma il sentimento offeso con l'abbattimento non compreso e non condiviso di quegli ulivi degrada in ri-sentimento. Il sentimento che si sta calpestando è il più... radicale che esista, il più profondo: l'identità, l'anima collettiva che fa di più individui una comunità. E che in Puglia è un albero. Questo può portare a reazioni che non tengono conto dei limiti, percepiti ingiusti, di norme percepite ingiuste. A quel punto, il dissenso viene criminalizzato.
E poi?
E poi, se questo accadesse, noi saremmo certi di una cosa: i delinquenti non sarebbero quelli che difendono gli ulivi, il sentimento e la ragione. Ma altri.Da allora in poi, potrebbe accadere solo il peggio; comincerebbe, su un terreno poco controllabile, il gioco rischiosissimo del “+1”, ad alzare l'asticella. Non voglio nemmeno pensare che ci sia chi abbia programmato proprio questo, a freddo.
scritto da Pino Aprile Fonte: https://goo.gl/ZXKkwm
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