L'atomica usci da un secchio

Tutto dunque comincia a Roma, al n. 90 di via Panisperna. Come arrivarono, Fermi e i suoi collaboratori, a quei risultati? Come fecero a scoprire che era il rallentamento dei neutroni (provocato dall'acqua) «la chiave che apriva all'umanità il vaso di Pandora dell’energia nucleare»? La ricostruzione ufficiale dice che l’esperimento decisivo fu quello compiuto in un giorno dell’autunno 1934 nella famosa vasca dei pesci rossi nel giardino dell’istituto. Ma come e perché si arrivò a quello strano esperimento?

Cardone e Mignani sono andati a confrontare i resoconti e le memorie lasciate, a distanza di anni, dai protagonisti di quella vicenda. Con somma sorpresa si sono accorti che ciascuno raccontava una storia diversa. E nessuno spiegava in modo convincente l’irrituale ricorso a quella fontana. Finché al Museo della fisica della «Sapienza» di Roma i due si sono imbattuti nell'anziano custode: il cavaliere del lavoro Mario Berardo, allora ottantaduenne, aveva cominciato a lavorare da ragazzino, a 14 anni, proprio come tecnico nell'istituto di Fermi. E quando fu rivolta a lui la domanda sulla vasca, il giallo si sciolse:

«Ah, ma la vasca non c’entra nulla, fu tutta colpa dei secchi della sora Cesarina».

In quelle fatidiche settimane del 1934 l'equipe di Fermi si era ingolfata. Non si riusciva a capire perché la stessa sostanza irradiata con neutroni desse a volte, a parità di condizioni, risultati di radioattività eccezionale. Finché una mattina di ottobre la signora Cesarina venne rimproverata dal cavalier Zanchi, l’economo, perché aveva bagnato un corridoio.

Le ordinò di servirsi solo del lavandino a pianterreno e senza usare l’ascensore, ma la sora Cesarina era ormai avanti con gli anni e non ce la faceva a portare tutta quell'acqua per le scale. Così escogitò una soluzione pratica: riempiva i secchi in uno dei laboratori e li nascondeva sotto un tavolo dotato di tendine, che occultavano i secchi. Era il tavolo dove gli esperimenti davano quei risultati inspiegabili. Fu così chiaro che era quell’acqua a interferire e per questo Fermi volle rifare l’esperimento, prima in uno dei suddetti secchi e poi in un più grosso contenitore: appunto la vasca dei pesci rossi:

«Erano le 15 del 22 ottobre 1934. La via per l’energia nucleare era aperta».

I secchi della signora Cesarina, dunque, «svolsero una duplice funzione» sottolineano Cardone e Mignani: permisero di scoprire che, contrariamente a quanto si pensava, erano solo i neutroni rallentati a indurre radioattività in modo sensibile; e «permisero di individuare immediatamente qual era la sostanza più adatta a frenare i neutroni».

Insomma, «il grimaldello capace di forzare lo scrigno nucleare» fu fornito dal caso incarnato per l’occasione da una donna delle pulizie (nella storia della scienza vi sono altri celebri precedenti: per esempio la mela di Isaac Newton).

Cardone e Mignani hanno pure scoperto che questa storia era già stata raccontata. Uno dei protagonisti, Oscar D’Agostino, il chimico di via Panisperna, l’aveva riferita nel 1958 al “Candido” di Guareschi. Ma incredibilmente, forse perché era giornale non politically correct, questa testimonianza era stata «dimenticata».

Tutte le storie ufficiali sulle scoperte di via Panisperna «hanno rimosso i secchi della sora Cesarina» scrivono Cardone e Mignani. Volendo aprire il dibattito sul «metodo scientifico» (è il vero intendimento del libro) i due sottolineano quell'eliminazione «dell’elemento “caso” come se esso non avesse avuto, o meglio non dovesse avere, alcuna influenza sul progresso scientifico. E l’aveva avuta, eccome! Allo stesso modo era stato rimosso l’elemento “pregiudizio” che aveva impedito ai “ragazzi” di comprendere che avevano realizzato la fissione nucleare». Lo capirono, dice la storia, solo dopo il 1938, quando Fermi era emigrato negli Usa.

Segrè scriverà in seguito: «La ragione della nostra cecità non è chiara nemmeno oggi». E Sciascia commenterà che fu forse considerata «come provvidenziale, se quella loro cecità impedì a Hitler e Mussolini di avere l’atomica». Ma davvero nessuno si era reso conto?

Fonte: https://www.direnzo.it/it/atomica-panisperna-fermi/ 

Panorama – 23 Giugno 2000 – Articolo pubblicato da Antonio Socci

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